Le case del popolo sono complessi residenziali costruiti negli anni '20 e '30 in Italia, durante il periodo fascista, per fornire abitazioni agli operai e alle loro famiglie a prezzi accessibili. Questi complessi erano gestiti da cooperative o enti governativi e offrivano alloggi a prezzi più bassi rispetto al mercato immobiliare.
Le case del popolo erano solitamente composte da edifici a più piani con appartamenti di dimensioni ridotte, progettati per ospitare famiglie numerose ma con spazi limitati. Oltre agli alloggi, le case del popolo solitamente includevano anche servizi comuni come aree verdi, scuole, asili, lavanderie e negozi.
Queste case furono create per affrontare il problema della scarsità di alloggi per le classi lavoratrici e per promuovere l'ideologia del regime fascista, che sosteneva la necessità di fornire abitazioni decenti ai lavoratori per favorire la coesione sociale e il controllo statale sulle masse.
Nonostante fossero state sviluppate con l'intento di fornire alloggi di qualità accessibili, nel tempo le case del popolo hanno spesso mostrato problemi di manutenzione e di accessibilità ai servizi, e alcune sono state demolite. Tuttavia, molte di queste strutture esistono ancora oggi, come testimoni dell'architettura e della storia urbana dell'Italia del periodo fascista.
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